lunedì 25 giugno 2012

Leopold Stokowski, ovvero la libertà di interpretare...


Come avrebbe scritto la sua musica Johann Sebastian Bach se fosse nato nell’Ottocento ed avesse avuto a disposizione una grande orchestra sinfonica? Questo è ciò che si chiedono molti compositori da un centinaio di anni a questa parte. Uno di questi fu il grande direttore d’orchestra e compositore Leopold Stokowski il quale approntò diverse trascrizioni per orchestra sinfonica di molte opere del grande compositore tedesco.


L’interpretazione decisamente romantica che questo direttore diede alle  sue trascrizioni ( in alcuni casi, gli originali bachiani possono risultare eccessivamente appesantiti), scatenarono alcuni critici puristi che gridarono al sacrilegio.


Ed oggi? Con i fiumi d’inchiostro che si sono versati sul modo in cui si deve interpretare la musica barocca ed in particolare Bach, esecuzioni come quelle del grande Leopold sarebbero forse impensabili dalle nostre parti.


L’interpretazione della musica del ‘600 - '700 è andata incontro, in questi ultimi anni, ad una progressiva cristallizzazione. Ovunque in Italia e all’estero sono sorte cattedre di strumento barocco, dove viene insegnata quella che DEVE essere l’interpretazione da dare a questi brani. Sottraendo sempre più libertà al musicista, che dovrebbe avere sempre il diritto sia di avvicinarsi il più possibile a quello che era il modo di eseguire tale musica all'epoca, sia di reinterpretarla completamente, plasmandola in base al suo tempo ed alla sua cultura, facendola vibrare di una nuova linfa!
Ci si dimentica inoltre che il barocco era l’epoca della fantasia, degli eccessi, dei virtuosismi improvvisati, della libertà dell’esecutore all’interno della regola, della sperimentazione.  Quindi, ben vengano studi approfonditi sulla prassi esecutiva dell’epoca barocca, ben vengano insegnanti che ci comunicano come si pensa si suonasse all’epoca (e dico si pensa perché, non avendo registrazioni, è impossibile ricostruire l’esatto antico modo di suonare, come pretende di fare qualcuno) e aumentino pure le esecuzioni filologiche con strumenti antichi. Ma si eviti di pontificare su cosa si può fare e cosa no, bollando le sperimentazioni o nuovi modi di interpretare un compositore come prodotti di sottocultura di stampo populista, proponendo in maniera dogmatica questa o quella norma esecutiva, quasi che il musicista sia divenuto un mero esecutore di idee imposte da altri e che ciò che lo differenzia da un altro musicista si debba limitare esclusivamente al proprio bagaglio tecnico e non alla propria capacità interpretativa.


La Musica è viva ed è vita e come la vita non può essere imbrigliata all’interno di schemi e codicilli. Ben vengano quindi anche trascrizioni come quelle di Leopold Stokowski, che vi allego in questo post, trascrizioni decisamente affascinanti, molto più vicine al modo di “sentire” dei nostri contemporanei, soprattutto di quelli che sono totalmente a digiuno di musica classica, e che grazie alla mediazione di queste trascrizioni  possono trovare la curiosità per  avvicinarsi al Bach “originale”.
Ma ovviamente questo è solo un mio pensiero… 

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